Le Virgole, un appuntamento estemporaneo fra chi ama scrivere e chi ama leggere.


Maremma, luglio 1968.

Il mare m’è testimone: viene dalle onde la conchiglia che mi regali col primo bacio della mia vita, nello spicchio d’ombra tra le cabine del Verde Luna. Il mare m’è testimone: sul balcone al primo piano della casa che guarda alla strada, il sole brucia e la più bella storia d’amore finisce in pochi minuti.

Madre-matrigna, lei si fa ciclone; interrompe con violenza il nostro abbraccio, mi strappa dalle labbra il tuo sapore e mi condanna a vederti andar via. Di là dalla strada, il mare mi tradisce e resta indifferente. Non mi viene in soccorso. Il fruscio delle onde risucchia lacrime e singhiozzi.

Piango da sola, nessuno mi sente. Avrei dovuto ribellarmi e ucciderla dentro, mia madre, farlo subito e volare da te. Ma l’ho imparato molto dopo, quanto la forza di esistere sia il contrario dell’obbedienza.

La mia sensualità in erba ebbe un vano sussulto. Era di velluto nero il cinturino che portavo al collo con una margherita di stoffa, e ti piaceva un sacco. Stava bene col mio tubino in organza bianca, fiammata di giallo e d’arancio. Te l’ho spedito appena rientrata in città, in una busta chiusa e senza una parola. Tu gabbiano e io farfalla, non hai avvertito il fremito delle mie ali trasparenti. Sei volato via. Ti sei sposato, e io non ero più neanche nel vento. Mi sono sposata, e mi chiedevo in quali cieli tu stessi planando.

Prodigi della rete, t’ho ritrovato quarant’anni dopo. Il lavoro, una moglie e dei figli, le carezze di tante altre donne … Ho dovuto aggrapparmi al cinturino per riemergere dal mare delle tue esperienze.

Da tre anni siamo amanti clandestini in alberghi a ore. Mi hai detto: una moglie forse no, ma un’amante è per sempre. Non mi guarisce. Odio l’estate che ha incendiato il mio amore e dato le ceneri al vento. Odio le donne che tradiscono le donne, le madri che uccidono le figlie e le trasformano in ladre d’amore. Odio l’estate ogni volta che l’albergatore ci restituisce i documenti e fuggiamo via perché nessuno ci scopra.  


Maria Luisa Salvadori scrive mentre la vita scorre, tra accadimenti, desideri, preoccupazioni, a volte delusioni, altre volte inaspettate soluzioni. Questo suo racconto è pubblicato nell’antologia “Odio l’estate” edita da Giulio Perrone.

Un pensiero su “Organza e velluto”

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