Con questa nuova silloge, Mario Lupini torna nuovamente a frequentare i molteplici temi che gli sono consueti e cari: non mancano i tormenti, lo smarrimento e le inquietudini interiori, tipiche di un animo sensibile educato dall’annosa frequentazione dell’arte pittorica. In ogni verso avanza l’esigenza di trovare risposte, di poter dare un senso nuovo a quel tempo che corre via troppo veloce e spietato, di superare l’incapacità di congiungersi con l’esistenza stessa, la quale, con le sue dinamiche che ben conosciamo tutti, spesso crea sofferenza.
E così il legame con la terra di origine, questo spicchio di monti relegato ai confini nord orientali dell’Umbria, l’importanza degli affetti passati e presenti, il disagio di vivere in una società che non si riesce a comprendere appieno, una forte necessità di riconciliazione con la natura, con la propria umanità, si rincorrono in riflessioni e profondi scavi aperti nell’anima, rifiutano ogni catena, si adoperano costantemente per far sì che l’autore riesca a vedere (e a ritrasmetterci intatta) tutta la sfolgorante e dolorosa bellezza dell’esistenza.
Mario Lupini, Itaca mia sul colle, L’Occhio di Horus APS, 2020, ISBN 978-88-32202-15-1
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