Il nuovo libro collettivo nato nel laboratorio di scrittura creativa diretto dalla dottoressa Cinzia Tani. Di seguito riportiamo la prefazione redatta da Michele Rucco e che accompagna il volume evidenziandone contenuti e significati.


L’intruso, come sostantivo, secondo la definizione riportata nel vocabolario Treccani, è persona che si è introdotta o si trova in luogo dove non dovrebbe essere, cui è estranea; come aggettivo, indica qualcosa o qualcuno che è introdotto o inserito in un ambiente, in un contesto che non gli appartiene.

Dall’interpretazione semantica di questo termine possiamo dedurre, come per altri, la coesistenza di almeno due significati: uno reale, di ambito oggettivo, dotato di una propria fisicità e concretezza, quale può essere, ad esempio, la presenza di un pallina da tennis in una cassa di mele; l’altro percepito, di ambito soggettivo, che entra nel processo di interpretazione, mediazione e attribuzione di senso e significato alla realtà circostante, quale ad esempio, in campo etologico e sociale, il rapporto con l’altro e con il diverso.

Appartengono a questo secondo significato anche quegli intrusi che possiamo definire autopercepiti, originati da movimenti intrapsichici, che idealmente esteriorizzano il confronto dialettico interiore per l’interpretazione e la lettura della realtà: quindi, veri e propri alter ego mentali, cui vengono attribuiti ruolo e responsabilità nelle conseguenze delle nostre azioni o negli accadimenti della vita, fino ad assumere alle volte dimensioni superstiziose e apotropaiche.

Questi intrusi, antropologicamente presenti in tutte le culture e reduci del pananimismo primitivo, vengono identificati sostanzialmente come esseri soprannaturali, che dividono con l’uomo il mondo di tutti i giorni e che spesso si frappongono come intermediari con la divinità. Possiamo sinteticamente utilizzare le definizioni fornite dal sincretismo cristiano con le figure dell’Angelo Custode e del Diavolo Tentatore e tener presente che le credenze popolari sono ricche di spiritelli leggendari di natura sia benefica sia dispettosa, quali ad esempio, nella cultura popolare partenopea, le figure del “munaciello” e della “bella ‘mbriana”, e nella cultura popolare mitteleuropea le figure della fata, dell’elfo e del folletto.

Inoltre, come ben detto da Maria Maddalena Panunzi nell’incipit del suo racconto presente in questa raccolta, “è un fatto risaputo… che la storia personale degli individui si trovi talvolta, a un certo punto del suo cammino, per un caso, per una bizzarria del destino o chissà per quali altre ragioni, a incrociare in qualche inaspettato dettaglio gli accadimenti della Storia con la esse maiuscola. E che a quel crocevia, i comportamenti inconsapevoli di un individuo tra tanti contribuiscano a modificare, anticipare o altro quegli accadimenti, senza che, nella sostanza, li facciano deviare da quanto atteso”.

Una tale consapevolezza, unita a tutte le caratteristiche implicite nel termine “intruso” succintamente riassunte in precedenza, hanno portato Cinzia Tani e i partecipanti al laboratorio di scrittura creativa da lei diretto ad ipotizzare che uno sconosciuto o una qualsiasi di quelle entità descritte avrebbe potuto avere un ruolo anche in importanti eventi storici del passato.

Di qui l’idea di scrivere racconti che avessero per protagonista un personaggio inesistente, inventato di sana pianta ma concreto, che si intrufola in un evento storico (individuato senza limiti temporali o geografici) e che interagisce (anche in modo comico, capace di strappare un sorriso) con i protagonisti storici reali. Attraverso un suo condizionamento in senso positivo o in senso negativo, ovviamente imprevisto e non documentato da fonti storiche, l’evento si concluderà come effettivamente si è concluso: la sua presenza e la sua azione non possono cambiare il corso della Storia, ma contribuiscono al suo determinarsi nel modo in cui si è determinata.

Come semplice esempio si può pensare ad una zanzara (o a una donna seducente) che la notte prima di Waterloo non fa dormire Napoleone, che quindi il giorno dopo sarà distrutto e sbaglierà strategia sul campo di battaglia: l’esito dell’avvenimento storico rimane quello che si è realmente verificato, ma nel suo accadimento c’è un ruolo giocato appunto dall’intruso, una creazione della fantasia che si è introdotta o che si trovava in quel luogo dove non avrebbe dovuto essere e che ha interagito con il protagonista.

Ne sono nati trentadue racconti che gli autori e la dottoressa Tani hanno voluto affidarmi per curarne la pubblicazione e che sono raccolti in questo volume: trentadue racconti che abbracciano circa tremila anni di storia, iniziando con episodi dell’Età Antica e del mondo greco-romano, passando per l’Alto e il Basso Medioevo, soffermandosi sull’Età Moderna, per approdare alla contemporaneità più vicina ai nostri giorni, e che privilegiano quasi sempre le vicende legate alla storia d’Italia con il filo tracciato dalla narrazione storiografica postrisorgimentale, senza disdegnare tuttavia incursioni nelle vicende accadute in altri luoghi.

Trentadue racconti in cui vengono messi in scena diversi tipi di intruso: quelli che inconsapevolmente e involontariamente si trovano al centro degli eventi; quelli che assistono impotenti al verificarsi dell’evento; quelli che raccolgono confessioni e memorie; quelli che esprimono solo valutazioni e pensieri; quelli che operano attivamente; quelli indistinguibili dalla realtà in cui sono immersi; quelli che svolgono il loro ruolo simbolicamente; quelli che si confrontano con almeno un altro intruso, non sempre dichiarato tale.

Nel mischiare la realtà con la fantasia, le intuizioni degli autori hanno creato mondi dove l’intruso appare e scompare come un fantasma intrecciandosi con i fatti che la ricostruzione storica ha portato a galla: ogni racconto mette a fuoco una o più delle tessere che costituiscono il puzzle dell’intricata quotidianità e della complessità della realtà. In effetti, i fatti in questi racconti fluiscono come un torrente che leviga i ciottoli e scava il fondale: le circostanze, le causalità, le scelte diventano tutte dei fatti ed ognuno genera il fatto successivo, senza possibilità di tornare indietro. I personaggi e le loro storie non sono in balia della corrente del torrente, sono essi stessi la corrente che nella sua consequenzialità accomuna tutti, fatti, personaggi reali ed inventati, racconti, autore, lettore.

Una dimensione simbolica e metafisica che dà risposte e pone nuovi interrogativi; che ricorda come la realtà non sia un dato oggettivo, ma viene costruita attraverso le narrazioni che le persone creano; che trasforma l’autore in un uomo che osserva i comportamenti segreti degli altri e che sbircia ambiguamente tra le pieghe delle vite altrui; che apre la riflessione su chi sia il vero intruso, indirizzandoci ad identificarlo proprio nell’autore.

Poiché, come abbiamo visto, l’intruso può essere un alter ego, un altro da noi, l’idea dell’intruso ha a che fare con l’idea del doppio, il punto cieco in cui ognuno cela qualcosa di sé, del suo mondo più segreto, in cui si nasconde qualcosa di ciò che abbiamo davanti agli occhi e talvolta non vediamo. Allora il testo letterario, conservando una sua autonomia rispetto al volere dello scrittore, può comunicare qualcosa che l’autore stesso non aveva affatto progettato intenzionalmente di dire: seguendo l’impostazione critica di Roland Barthes, si può affermare che parla al lettore indipendentemente dalla volontà del suo autore, e che questo suo parlare sia un’altra forma o un’altra tipologia riconducibile al concetto di intruso.


Autori Vari, Intrusi, L’Occhio di Horus APS, 2024, ISBN 978-88-32202-38-0

Richiedilo via mail a horus.aps@gmail.com

A breve disponibile anche su Amazon in versione e-book e in versione cartacea.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *