La “normalità” del cyberpedofilo

Qualche settimana fa è apparsa sui quotidiani la notizia di un dipendente del Comune di Latina arrestato in quanto nel suo personal computer è stata rinvenuta, con l’aiuto dell’FBI, la presenza di materiale pedopornografico.

In tutti gli articoli il soggetto viene descritto come una persona “normale”, insospettabile, ed in questo corrisponde esattamente alla descrizione del cyberpedofilo: un soggetto che muta con il mutare delle tecnologie, che non si rispecchia più nel pedofilo presente nell’immaginario comune come una persona anziana che non riesce a tenere a bada le proprie pulsioni sessuali; il pedofilo, oggi, è un individuo al quale internet ha facilitato e reso ancora più rapido l’avvicinamento ai minori, facendo sì che l’adescamento online sia più insidioso e subdolo. Questi soggetti non hanno generalmente tendenze sadiche e non agiscono in modo impulsivo riuscendo a controllare i propri istinti e a sviluppare una relazione virtuale con il minore che può durare a lungo prima di sfociare in un atto fisico.

Un argomento importante, quindi, che intendiamo trattare in più riprese, cercando, in linea con le finalità di questa rubrica, di incrementare il livello di attenzione, e di conseguenza di tutela, rispetto a questo fenomeno. Ma andiamo con ordine.

Cos’è la pedofilia?

Il termine pedofilia deriva dal greco antico, può essere tradotto come “amore per i fanciulli”, ed è utilizzato nella psichiatria moderna per indicare un disturbo mentale che si manifesta con comportamenti sessuali devianti, cioè con azioni, impulsi ricorrenti e fantasie erotiche che implicano attività sessuali con bambini e bambine in età evolutiva. I soggetti che ne sono affetti, quasi sempre maschi, spesso usano la violenza e la coercizione per mettere in atto i loro impulsi, giustificando o razionalizzando i loro comportamenti in vario modo. In un elevato numero di casi, il pedofilo è stato, a sua volta, oggetto di una o più aggressioni sessuali nell’infanzia o nell’adolescenza.  

Questi comportamenti hanno dato origine anche al mercato della pedopornografia, in cui vengono distribuiti a pagamento o gratuitamente sulla rete internet fotografie o videoregistrazioni di fanciulli coinvolti in attività sessuali esplicite, reali o simulate; un’operazione commerciale che ha lo scopo di alimentare le fantasie di questi soggetti spingendoli a “consumare” prodotti pedopornografici in quantità sempre maggiori, incrementando il traffico (e la resa pubblicitaria) dei siti che li ospitano.

La reale dimensione del fenomeno della pedofilia è difficile da determinare in quanto, per sua natura, l’adescamento presuppone una relazione “clandestina”. Molto spesso le vittime rinunciano a denunciare per paura, vergogna o semplicemente senso di colpa. Molto elevata è quindi la cosiddetta “cifra oscura” ed i casi che vengono alla luce si devono principalmente al lavoro svolto da agenti di polizia sotto copertura o, come nel caso citato all’inizio, a segnalazione da parte di organi di polizia esteri che arrivano ai soggetti dopo attente verifiche all’interno degli spazi web utilizzati per lo scambio di materiale pedopornografico.

Il nostro sistema giuridico protegge con grande attenzione i bambini e il loro diritto di crescere sereni; per questo è considerato reato grave il fatto che un adulto molesti e abbia rapporti sessuali con bambini al di sotto dei 14 anni o che realizzi e/o detenga materiale pedopornografico. Il monitoraggio della rete da parte degli organi di polizia (in Italia ciò compete alla Polizia Postale e delle Comunicazioni) è un’azione propedeutica per la repressione di tale fenomeno.

La pedofilia on line

Internet ha consentito a molte persone con queste pericolose inclinazioni di incontrare virtualmente altri pedofili nelle chat e nei forum, di alimentare le proprie fantasie sessuali deviate, di trovare e scambiare materiale fotografico o video pedopornografici, di ottenere contatti o incontri con i bambini che sono inconsapevolmente sulla rete.

Secondo la Polizia Postale “il pedofilo on-line è un criminale lucido, profondo conoscitore del mondo dell’infanzia, sa attendere i tempi e vincere le resistenze della sua vittima “virtuale”. La sua determinazione e l’ossessione per il materiale pedopornografico ne fanno spesso un impaziente collezionista, abituato a strumentalizzare l’altro per i suoi scopi. Gli usi che i pedofili on-line fanno della rete sono molteplici: ci sono soggetti che utilizzano la rete per richiedere, ottenere, scambiare e commercializzare foto o filmati che ritraggono rapporti sessuali tra adulti e bambini (pedopornografia on-line). Ci sono altri soggetti che utilizzano la rete per offrire, richiedere o pubblicizzare la possibilità di effettuare incontri sessuali con bambini in Italia e/o in paesi stranieri (turismo sessuale). Altri ancora che utilizzano la rete per avere contatti con bambini, fare discorsi sessuali con loro, spingerli ad un incontro finalizzato a realizzare, prima o dopo, un abuso sessuale (molestie, adescamento on-line)”.

L’identikit del cyberpedofilo

Dagli studi della Polizia Postale “è emerso che il pedofilo on-line è tendenzialmente un uomo, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, non sposato, senza precedenti penali, che si connette da casa, in orario pomeridiano o serale, che abita in ogni tipo di città e in tutte le regioni del territorio italiano. In circa il 10% dei casi analizzati il pedofilo on-line ha abusato anche fisicamente di bambini (è stato rivenuto materiale che ritraeva l’indagato mentre abusava di minori). Sono criminali molto lucidi e pazienti, sono capaci di attendere il momento opportuno per ottenere materiale pedopornografico o contatti via web con i bambini”.

Il professor Tony Krone, docente presso l’Università di Cranberra, nel 2004 ha elaborato una classificazione dei cyberpedofili secondo tre aspetti: la natura dell’abuso (diretto o indiretto); il grado di interazioni virtuali dei soggetti; il livello di sicurezza adottato per proteggere le condotte criminali. Secondo tali criteri ha individuato otto diversi profili:

  • il browser, un soggetto che trova i contenuti pedopornografici per errore ma decide comunque di tenerli;
  • il private fantasy, un individuo che presenta impulsi di natura pedofila ben definiti ma vissuti solo a livello psichico;
  • il trawler, colui che è interessato a qualsiasi tipo di contenuto pornografico;
  • il non secure collector, soggetto che volontariamente ricerca, scambia e colleziona materiale pedopornografico senza però utilizzare requisiti di sicurezza adatti a tutelare la sua identità;
  • il secure collector, si comporta esattamente come la categoria precedente utilizzando, però, alti livelli di sicurezza e di protezione della sua identità;
  • l’online groomer,  è il predatore che adesca minori online;
  • l’abuser, individuo che aggredisce fisicamente i minori e realizza riproduzioni fotografiche o video;
  • il producer e il distributor, sono soggetti che si occupano della commercializzazione del materiale ma, spesso, non presentano impulsi pedofili in quanto sono interessati unicamente al profitto che può derivarne.

Tra tutti questi, quello più pericoloso e che sfrutta al massimo le nuove tecnologie è il groomer, cui sarà dedicato il nostro prossimo intervento.


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