Abbiamo avuto occasione di visitare (e fotografare) il borgo medievale di Roccantica che sorge nel territorio della Sabina, in un paesaggio di colline ricoperte di uliveti dai quali si produce l’olio extra vergine Sabina D.O.P., fra l primi in Italia ad ottenere la certificazione che ne attesta l’origine, il processo produttivo e il prodotto ottenuto.

Il paese sorge ad una altezza di 457 metri s.l.m. su un costone alle pendici del Monte Pizzuto, seconda cima per altitudine dei Monti Sabini, circondato da magnifici boschi di querce. In un territorio abitato e coltivato da millenni, come attestano i numerosi resti archeologici di epoca romana, la posizione del borgo rimanda da un lato all’esigenza medioevale di insediamenti facilmente difendibili e dall’altro all’intelligente sfruttamento delle particolari condizioni climatiche del luogo: l’esposizione a sud ed il riparo dalla tramontana offerto dalla montagna che assicurano una temperatura media più elevata nei periodi invernali, nonché la relativa altitudine che garantisce frescura e ventilazione d’estate e che nei secoli passati permetteva di evitare l’umidità del fondovalle e le ricorrenti epidemie di malaria proprie delle zone paludose.

Ciò nonostante il borgo non è sfuggito alla generale tendenza allo spopolamento che ha interessato tutte le zone interne della penisola: oggi Roccantica conta circa 550 abitanti, per lo più residenti in prossimità dei collegamenti stradali e ferroviari, lasciando quasi vuoto il vecchio centro storico, ricco di testimonianze del proprio passato.

Storicamente, ne è documentata l’appartenenza ai possedimenti dell’Abbazia di Farfa fin dal 792, l’aggregazione nel borgo delle popolazioni sparse nelle campagne a partire dall’864 in seguito all’avanzata dei saraceni, la costruzione della cinta muraria nel 966. Nella lotta per il papato tra Benedetto X e Niccolò II (1058-59), Roccantica si schierò con quest’ultimo, venendo quindi assediata dalle milizie della famiglia baronale dei Crescenzi sostenitrice di Benedetto; quando fu liberata dalle truppe del normanno Roberto d’Altavilla, alleato di Niccolò, la città era in rovina e solo dodici suoi abitanti erano sopravvissuti: per riconoscenza Niccolò II le concesse privilegi, esenzioni, immunità e franchigie che, ribaditi da tanti altri papi nel corso dei secoli, le assicurarono un lungo periodo di prosperità. Dal 1415 e fino al 1722 entra a far parte dei possedimenti della famiglia Orsini, per poi tornare sotto la giurisdizione diretta dello Stato Pontificio fino al 1860.

Percorrendo l’ordinato e pulito centro storico, tra case, scalette, piccole piazze e vicoli si respira ancora l’atmosfera medievale e s’incontrano alcuni dei pochi abitanti, che, se pur impegnati in gioiose partire a carte, non disdegnano elargire racconti, indicazioni ed informazioni. Ci viene suggerita la possibilità, proseguendo il cammino in direzione della parte più alta del borgo, di incontrare un abitante del posto, custode delle storie del paese e delle chiavi per accedere ad alcuni dei monumenti. Le indicazioni, pur nel loro essere volutamente e scherzosamente approssimative (“Se non lo trovate voi, sente le vostre voci e vi trova lui”), ci permettono di raggiungere, individuare e reclutare (o essere reclutati da) il signor Marcello Simeoni, pittore paesaggista d’ispirazione impressionista, emigrato in gioventù in Piemonte, tornato a Roccantica e sempre disponibile per discutere e parlare d’arte e del suo paese natio.

Racconta del Monastero delle Clarisse edificato su quelli che erano i resti di un castello nella seconda metà del Cinquecento, monastero soppresso da Napoleone Bonaparte, ripristinato nel 1816, disciolto in maniera definitiva nel 1864, quando, con la requisizione dei beni dello Stato Pontificio da parte del Regno d’Italia, venne ceduto a privati per essere trasformato in case di abitazione.

Si ferma davanti la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, un gioiello artistico del XIII secolo, dal modesto aspetto esteriore, rimasta a lungo di proprietà privata, attualmente inaccessibile per i lavori di restauro degli interni che sono pregevolmente affrescati, con otto riquadri raffiguranti perlopiù scene della storia della santa, vergine e martire.

Percorre intricati vicoli ed apre i cancelli che permettono l’accesso ad una scalinata letteralmente ricoperta e circondata da sculture in ferro battuto, realizzate in quantità industriali nel secondo dopoguerra da un parroco con questa passione, con risultati quanto meno discutibili. Al termine della scalinata si erge la minuscola Chiesa della Madonna di Piedirocca, costruita intorno al 1790 e che conserva all’interno, oltre ad altre opere in ferro battuto, un affresco con l’immagine di Maria in trono con il Bambino, oggetto di devozione degli abitanti di Roccantica che, fino a non molti anni orsono, erano soliti tornare anche dall’estero in occasione della festa che si svolge nella seconda domenica di settembre.

Giunti sulla parte più alta di Roccantica, dove si erge la Torre di Papa Nicolò II, un torrione di difesa e vedetta a sezione quadrata, risalente a prima dell’anno Mille, che campeggia su una triplice cerchia di mura, ci apre l’ennesimo cancello dietro il quale una scala conduce alla sommità della torre: da qui si può ammira il meraviglioso paesaggio della antistante vallata del Tevere e si spazia con lo sguardo fino al Monte Soratte e al Monte Cosce.

La torre che si erge verso il cielo, le mura che circondano il borgo, i vicoli che attraversano la cittadella medioevale, hanno mantenuto intatta negli anni la loro atmosfera e rivivono nel tradizionale appuntamento folcloristico che si svolge ogni anno dal 12 al 15 agosto, denominato Medioevo in festa: una suggestiva rievocazione degli avvenimenti del 1059, con spettacoli in costume d’epoca e degustazione degli ottimi prodotti enogastronomici del territorio.

A pochissimi chilometri dal centro abitato ma raggiungibile solo tramite un sentiero pedonale, si trova il Revotano, un’ampia dolina carsica, una voragine creata dal crollo della volta e delle pareti con una dimensione di 250 metri di diametro, ben visibile nella foto di apertura di questo articolo in alto a destra sulla cima del colle rotondeggiante.

Ringraziamo Marcello, custode di un sapere antico che tramanda e racconta con passione, per un’esperienza che unisce la bellezza di opere artistiche, di chiese, di stili architettonici al fascino di episodi storici, di identità nascoste, di mestieri ormai sconosciuti; un’esperienza che sviluppando la consapevolezza delle origini e della vita di un luogo alimenta il desiderio che questo patrimonio di usi e costumi, di storie e di saperi continui ad essere conosciuto e rispettato.

Come arrivare a Roccantica

Percorrendo l’Autostrada A1 Milano-Napoli è possibile uscire al casello Ponzano Romano – Soratte, girare a destra e prendere la SR657, proseguire per circa 18 Km e quindi prendere il bivio a destra per Roccantica.


Le foto della galleria sono per gentile concessione di Francesca Ricciotti e Rita Esposito

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