Anche in questi primi giorni d’autunno continuano le esplorazioni di vestigia storiche, di luoghi abbandonati, di testimonianze di un passato più o meno remoto, pregne di significato e di significanza, in grado di raccontare vicende umane individuali e collettive, più o meno conosciute, più o meno nascoste, sempre insieme con gli amici di Fotoforum – Attimi nel tempo.

Il luogo

Nella periferia sud-ovest di Roma a ridosso del Grande Raccordo Anulare, poco lontano dall’Aurelia, il paesaggio è quello tipico dell’Agro Romano, uno dei tanti luoghi che circondano Roma, nei quali ambiente e storia si incontrano e si intrecciano in maniera indissolubile. L’area tra Via del Pescaccio e Via di Brava è un ampio terreno prevalentemente pianeggiante, circondato da modeste alture e attraversato da nord a sud dal corso del Fossato della Maglianella. Oggi in gran parte è occupata da terreni incolti e da vegetazione che ha il proprio habitat naturale sulle rive del fossato e che ha potuto ricrearsi naturalmente proprio grazie allo stato di abbandono. Sul lato che si affaccia sul GRA si ergono due edifici di grande mole, uno di sette piani, tutto vetrato e dai colori improbabili, nel quale ci sono uffici, e l’altro, basso e molto ampio, che ospita il magazzino all’ingrosso Metro; al loro fianco vi è un complesso di villette che si sviluppa parte in piano e parte sull’altura.

Il mulino

Sul lato opposto si trova un enorme insediamento produttivo in disuso, ormai fatiscente, costituito da una serie di edifici con diverse caratteristiche, fortemente degradati, destinati ad essere completamente demoliti e sostituiti da circa 170mila metri cubi di nuovi edifici residenziali e non residenziali. Si tratta del dismesso Molino Agostinelli, avviato nel 1950 e chiuso per fallimento nel 2005, che nei sui cinquant’anni di vita ha prodotto farine di tutti i tipi per tutti i più grandi marchi italiani. Dopo la sua chiusura è stato utilizzato occasionalmente come deposito di materiali edili ed oggi è una delle poche fabbriche dismesse che a Roma non è divenuta oggetto di occupazioni abusive. Con il tempo è stato eletto a laboratorio e luogo di esposizione da tantissimi writers e street artist che hanno letteralmente tappezzato tutte le superfici con le loro opere, coloratissimi murales e complicate riproduzioni dei propri tag.

L’edificio e gli interni

Il mulino è composto da un corpo centrale di tre piani, con ai lati due torrette di otto piani, dalle quali è possibile arrivare al tetto, a circa una trentina di metri di altezza. All’esterno una vegetazione infestante ricopre piccole discariche abusive e un discreto quantitativo di attrezzature edili, si arrampica su due autocarri abbandonati  e sugli intonaci delle pareti perimetrali. L’interno è caratterizzato da una planimetria complessa e, senza punti di riferimento, è facile perdersi. Inoltre altri importanti pericoli sono costituiti dalla poca luminosità nei piani inferiori, dalla presenza di  vetri rotti e di strutture precarie, dalle scale senza ringhiere e corrimano, dalle porte finestre senza alcuna protezione, dalle demolizioni di alcune porzioni delle pareti perimetrali e soprattutto dalle innumerevoli aperture sui pavimenti che, funzionali all’utilizzo produttivo di un tempo, ora rappresentano delle vere e proprie voragini nelle quali si può precipitare per decine di metri.

I murales

In questo contesto difficile e complicato ci si muove con estrema circospezione, cercando, stanza dopo stanza e dietro ogni angolo, di scoprire gli innumerevoli spettacolari murales presenti, che sono ricchi di colori, di creatività e di messaggi, come si può vedere di seguito dalla piccola galleria con alcune delle opere.


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