Una lingua non è solo un insieme di parole o una grammatica: è un modo di sentire, di pensare, di concepire le relazioni fra le persone, i sogni, il bene e il male. Anche il dialetto (la lingua parlata in un determinato territorio) non è soltanto uno strumento linguistico; esso rappresenta un patrimonio culturale dal valore inestimabile, un patrimonio che ha mille e più anni di vita, che rappresenta secoli di cultura locale, di tradizioni orali, di sapienza gnomica trasmessa dagli antenati attraverso proverbi, modi di dire, fiabe, leggende, preghiere, toponimi.

La raccolta lessicale presentata con questo volume, come ogni altra, ripercorre la storia, la cultura e la fantasia di un popolo, espresse attraverso le parole, ed è relativa a quel microcosmo di civiltà contadina che si era sviluppato nelle valli e sui contrafforti del Monte Cucco, sull’Appennino umbro-marchigiano, e che aveva nel borgo di Pascelupo uno dei suoi centri.

Nata in una chat di WhatsApp con lo scambio di messaggi in dialetto come risposta spontanea allo straniante confinamento imposto dalle esigenze di contrasto alla pandemia da Covid19, in origine era animata essenzialmente dal recupero dei tradizionali valori di comunità e di solidarietà. Ben presto però, a fianco della nostalgia del “come eravamo”, è cresciuta la percezione che quel passato era un valore da non dimenticare, ma anzi da trasmettere come un’esperienza profonda, come un bene di cui fare tesoro perché alla base di una solida e condivisa identità collettiva.

Lessico, modi di dire, usi e costumi, tradizioni, festività, proverbi, ballate, aneddoti, vengono uniti ad una accurata ricostruzione storica degli eventi che hanno interessato quel territorio e alla descrizione dei principali aspetti della civiltà contadina, ormai quasi scomparsa. Nel contempo, la forte tensione emotiva, intrisa di sentimento, di ricordi e, in definitiva, di senso dell’umano, che ha animato il lavoro di ricerca emerge dalle testimonianze di alcuni dei protagonisti della raccolta stessa.

Attraverso questa pubblicazione, in definitiva, viene operata una immersione alla ricerca delle radici di tutto un territorio e soprattutto è stata creata l’occasione per ricostruire la storia della gente che lo ha abitato, dando un contributo significativo per la riscoperta della memoria storica e per la sua proiezione nel futuro, trasmettendo questi contenuti alle generazioni successive. Come è scritto nella prefazione del volume, il passato è parte del nostro presente, conoscere il nostro passato è vivere pienamente il nostro presente, conoscere la nostra storia e le nostre origini ci aiuta a progettare e a costruire il nostro futuro in linea con i nostri valori.

Ubaldo Cruciani, Michele Rucco, Il discorrere del tempo che fu. Storia e dialetto di un antico territorio,  L’Occhio di Horus APS, 2023, ISBN 978-88-32202-32-8, pag. 418

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17 agosto 2023, ore 17:00

Abbazia dei S.S. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli (Scheggia e Pascelupo)

Presentazione del libro
Il discorrere del tempo che fu


Il servizio di Spazio Libri nel TGR Umbria del 26.08.2023


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