Abbiamo segnalato nel precedente intervento, Cyberpedofilia, iniziamo a conoscerla, che nella classificazione dei cyberpedofili, i soggetti più pericolosi e che sfruttano al massimo le nuove tecnologie sono quelli che rientrano nella definizione di groomer.

La definizione di groomer

Il termine groomer, come anche il termine grooming, deriva dal verbo inglese to groom, ossia prendersi cura di una persona, allenarla e prepararla psicologicamente ad uno scopo predeterminato; i due termini stanno ad indicare rispettivamente, il soggetto che agisce l’adescamento e l’adescamento stesso.

Nell’ambito delle scienze psicologiche, sono stati utilizzati per la prima volta da una studiosa americana, la dottoressa Anna Salter, per descrivere il processo mediante il quale i predatori gestiscono la relazione con i soggetti minorenni attraverso comportamenti di manipolazione psicologica adottati per mantenere le proprie vittime in una situazione di abuso e di sfruttamento. In sostanza viene instaurata una vera e propria seduzione emozionale, una tattica escogitata dai predatori per indurre i minori a prendere parte attivamente ad attività sessuali: la vittima non si limita a subire ma coopera artificiosamente alla violenza contro sé stesso, realizzando, in modo apparentemente consensuale, atti che ne facilitano l’abuso.

Con il fine di consentire più facilmente la comprensione del significato delle parole, il termine inglese, utilizzato in italiano per condensare una serie complessa di informazioni, può essere efficacemente e opportunamente sostituito da espressioni come manipolazione a fini sessuali, seduzione o anche, e meglio, adescamento, eventualmente specificando la vittima e il mezzo.

Il grooming offline

Il grooming, o più precisamente il child grooming (cioè, l’adescamento dei minori), può concretizzarsi sia nel contesto familiare sia in quello extra-familiare, a seconda che il minore conosca o meno l’adescatore.

Nella prima tipologia ricade il face-to-face grooming  o grooming offline, ossia l’adescamento effettuato personalmente, nella realtà quotidiana. Esso è costituito da un processo ciclico che si caratterizza di tre fasi:

  • nella fase iniziale, detta approach, il predatore stringe amicizia con il minore (che contatta in un luogo pubblico) e si attiva per conoscere i suoi genitori o familiari in modo da non destare sospetto sulle sue reali intenzioni;
  • in una fase successiva, detta trust building, il predatore inizia a conoscere meglio la vittima e, ponendosi come suo confidente, ne individua le debolezze e, utilizzandole, tenta di guadagnarsi la sua fiducia;
  • l’ultima fase, physical contact cycle, il predatore inizia a coinvolgere la vittima in attività che abbiano come base un contatto fisico e, vinte la sue diffidenze, inizia a toccarlo scherzosamente fino ad arrivare, in modo progressivo, alla vera e propria violenza sessuale obbligandolo poi a mantenere il segreto su quanto avvenuto.

Il grooming online

Il grooming online: presenta molte similitudini con quello offline ma, a differenza del primo, è caratterizzato dal fatto che l’adescamento avviene sfruttando la rete; si articola in sei fasi ben scandite che lo rendono molto pericoloso per i nostri ragazzi:

  1. nella prima fase, friendship forming stage, il groomer individua la vittima ed inizia ad imbastire una conversazione con cui cerca di instaurare un rapporto di amicizia;
  2. nella seconda fase, relationship forming stage, l’obiettivo del predatore è quello di porsi, nei confronti della vittima, come il suo migliore amico, come una persona con cui confidarsi senza temere nulla;
  3. poi vi è la fase, detta risk assessment stage, in cui il predatore si accerta che la loro fantomatica relazione non possa essere scoperta domandando alla vittima se il computer da cui chatta sia utilizzato anche dai suoi genitori, o se quando parlano essi sono presenti in casa; la sua tattica è quella di alternare domande generiche a domande specifiche in modo da non destare sospetto;
  4. quindi si passa alla fase dell’exclusivity stage, in cui il predatore inizia ad attuare tutte le possibile tecniche per testare il grado di fiducia instauratosi con il minore e cerca di creare un’intimità;
  5. nella successiva fase del sexual stage, vi è un graduale processo di disinibizione della vittima ed è qui che avviene il vero e proprio abuso sessuale;
  6. infine vi è la conclusione in cui il predatore tronca la relazione; due sono le modalità in cui questo avviene, la prima è fare in modo che nessuno scopra quanto accaduto cercando di imbastire con la vittima una sorta di “relazione sentimentale”, la seconda è detta “colpisci e scappa” ed è attutata da i groomer più violenti a cui non interessa delle conseguenze che potrebbe causare la denuncia da parte della vittima.

Cosa rischiano i ragazzi

  • L’abuso sessuale in un incontro dal vivo.
  • La cessione di proprie immagini a sfondo sessuale, materiale pedopornografico raccolto dall’abusante che potrebbe essere usato per diversi fini: attirare altri minori, essere venduto, scambiato, ecc., ma anche per ricattare la vittima in una fase del loro rapporto e ottenere di più.
  • Ripercussioni psicologiche, che, anche se non c’è stato contatto fisico, potrebbero essere anche molto pesanti e accompagnare la vittima per tutta la durata della sua esistenza, spesso trasformandola a sua volta in un soggetto abusante.

Chi sono le vittime

Le vittime del grooming sono principalmente minori, in special modo giovani con scarsa autostima e senza una solida famiglia dietro le spalle. Spesso sono soggetti fragili che in passato hanno subito maltrattamenti e che riconoscono in Internet l’unico luogo in cui trovare quell’affetto mai avuto nel mondo reale. È  evidente come dietro a tale agghiacciante fenomeno si celi molta solitudine e tanta indifferenza e distrazione da parte delle famiglie. I bambini/adolescenti sono troppo spesso lasciati soli davanti a un cellulare o a un PC, in balia di quello che la rete offre.

Il fenomeno mostra alcuni aspetti poco rassicuranti delle tecnologie ma, informare rispetto ai rischi associati alla rete e alle caratteristiche delle condotte predatorie, rappresenta il modo migliore per identificare e affrontare questa realtà. Il compito dei genitori e degli educatori è quello di istruire i minori a gestire ed interpretare in maniera consapevole quanto avviene online. Si tratta di far assumere al minore un ruolo di attore e non solo di beneficiario del programma di prevenzione.

Questo sarà l’argomento del prossimo intervento.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *